"L’innovazione resta la chiave del successo"

L’industria automobilistica occupa un posto tanto significativo quanto discreto nell’economia elvetica. Direttrice del Center for Automotive Research dell'Università di Zurigo, Anja Schulze spiega le sfide e le opportunità di un ramo in piena trasformazione.

La Svizzera non produce più automobili in grandi volumi ma resta un importante paese fornitore di componenti per l'industria automobilistica straniera. Si contano oggi 578 imprese elvetiche attive in questo settore. Esse concentrano 32'000 posti di lavoro e realizzano un fatturato annuale stimato a CHF 13 miliardi, come indica l’ultimo studio diretto da Anja Schulze, professoressa all’Università di Zurigo e direttrice del swiss Center for Automotive Research (swiss CAR). La filiera si trova però confrontata con svariate sfide: le difficoltà economiche dei partner europei, il protezionismo americano e anche lo sviluppo dei costruttori cinesi.

Quali sono i principali cambiamenti ai quali deve far fronte l’industria automobilistica svizzera?

Anja Schulze: Il mercato della mobilità elettrica sta diventando sempre più importante. Inoltre, la Svizzera conta molti subappaltatori di primo livello, ma anche numerose aziende di livello due o tre (che forniscono la loro produzione ad altri subappaltatori invece che a dei fabbricanti, ndr). Questo può comportare delle difficoltà quando si tratta di effettuare dei cambiamenti strategici, ad esempio perché dei grandi fabbricanti si trovano in difficoltà, e più in basso nella catena del valore non c'è trasparenza su quale produttore abbia infine assemblato i propri pezzi. Il nostro studio mostra poi che il numero di clienti è in espansione: prima si contavano dieci fabbricanti per subappaltatore, ora invece sono circa diciotto fabbricanti per subappaltatore.

L’importanza di questo ramo non sembra molto presente nell’opinione pubblica in Svizzera. Per quale motivo?

Schulze: Questo è dovuto al fatto che oggi il nostro paese non possiede più grande fabbricanti di automobili, il che influisce sulla percezione. Inoltre, i subappaltatori producono spesso pezzi che stanno "nel cofano", che pertanto non sono molto visibili. Un buon numero di imprese possiede poi un portafoglio diversificato, ad esempio operano sia nel settore automobilistico che nelle medtech e la loro immagine non viene quindi necessariamente associata a questa industria.

Come evolverà l’industria negli anni a venire?

Schulze: Dipenderà in buona parte dall'evoluzione dei fabbricanti. I nostri studi mostrano che, se l’industria tedesca va male, cosa che sta effettivamente avvenendo in questo periodo, vi sono ripercussioni anche in Svizzera. Vi è poi la questione del passaggio alla mobilità elettrica e il posizionamento in quanto subappaltatori per nuovi clienti.

Quali strategie possono adottare le aziende svizzere per restare competitive nell’ambiente globale odierno?

Schulze: L’innovazione resta la chiave del successo. Il posizionamento delle PMI del settore rispetto al mercato cinese sarà pure cruciale. La Svizzera è un Paese con salari elevati. Le aziende non possono competere solo sul prezzo. Devono puntare su soluzioni innovative per conquistare i clienti in Cina e altrove, ad esempio producendo materiali o componenti in grado di soddisfare requisiti specifici e di alta qualità. Per un’industria che è caratterizzata da un numero elevato di PMI, non è però facile attrarre nuovi clienti fino in Asia. Se si ha sede a Sciaffusa e si esporta appena al di là della frontiera, sulla carta si tratta di un commercio internazionale, il quale beneficia però di una grande prossimità geografica e culturale.

Quali sono le altre sfide con le quali sono confrontati i subappaltatori svizzeri oggi?

Schulze: I costi dell’energia restano elevati. Per quanto concerne l’evoluzione dell’accesso al mercato americano, dipenderà dal risultato delle elezioni presidenziali di novembre. C'è anche la questione della transizione verso tecnologie di propulsione alternative. Una cosa è essere sempre stati specializzati in componenti elettronici, ma se questo è molto più difficile se l'attività principale dell'azienda è stata quella dei motori a combustione. Questo sviluppo può avere un impatto anche su altri fornitori specializzati, i cui componenti non sono direttamente montati nel o sul motore a combustione interna. Ad esempio, i veicoli elettrici richiedono l'uso di altri materiali per il rivestimento interno a causa dei diversi requisiti acustici. Vi si aggiunge il fatto che il mercato dei veicoli elettrici non cresce come speravano i fabbricanti e questo complica le prospettive per i loro subappaltatori.

Quali sono invece le opportunità da cogliere per le aziende svizzere?

Schulze: Con l’emergere delle nuove tecnologie, aumenta anche il potenziale di innovazione e l'innovazione è un settore in cui molte aziende svizzere sono ben posizionate. Ci sarà sempre bisogno di veicoli, ma il settore sta affrontando grandi sconvolgimenti in cui deve trovare la sua strada.


Biografia

"Innovation bleibt der Schlüssel zum Erfolg"

Anja Schulze è professoressa presso l’Università di Zurigo. Lavora nell’ambito della gestione, della tecnologia e dell’innovazione. Dirige inoltre lo swiss Center for Automotive Research, fondato nel 2005, il quale realizza e pubblica degli studi sui fornitori automobilistici in Svizzera.

Ultima modifica 06.11.2024

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