Creare un’associazione: come e perché?

Le associazioni devono perseguire un fine non lucrativo ma la legge le autorizza a condurre delle attività commerciali per finanziare il loro funzionamento. Questa forma giuridica vieta però la logica del profitto. Come definire il confine tra risorse necessarie al funzionamento di un’associazione e profitti?

Una persona impila piccoli rettangoli di legno.

La Svizzera conta quasi 100'000 associazioni. Queste persone giuridiche vengono create da almeno due partner, i quali possono essere sia persone giuridiche che fisiche ma, contrariamente alle società di capitale, hanno un "fine non economico", ai sensi dell’articolo 60 paragrafo 1 del Codice civile.

Tuttavia, se il suo scopo ideale è comprovato e il suo statuto ben definito, qualsiasi associazione ha il diritto di svolgere delle attività commerciali, purché queste servano esclusivamente a finanziare attività in linea con i fini non economici perseguiti.

Per separare chiaramente le attività commerciali autorizzate dalle attività commerciali abusive, "bisogna distinguere i fini e i mezzi, spiega Loïc Pfister, avvocato specializzato in diritto delle associazioni e delle fondazioni presso lo studio LPPV Avocats a Losanna. L’esempio più tipico è senza dubbio quello di un’associazione che vende magliette, il cui ricavato andrà nelle casse dell’associazione."

Equilibrio tra mezzi e fini

L’associazione è tenuta a limitarsi a mezzi ragionevoli che non provochino conflitti d’interesse tra le fonti di reddito e il fine perseguito. "Secondo la giurisprudenza, in linea di principio, i mezzi non devono prevalere sugli obiettivi", precisa Loïc Pfister.

Ad esempio, l’associazione Swiss Cleantech, fondata nel 2009 e con sede a Zurigo, difende l’instaurazione di condizioni quadro per un’economia che risponda alle problematiche climatiche e faciliti il dialogo tra le aziende membro su questo tema.

L’associazione organizza la sua attività associativa prevalentemente attraverso think tank ed eventi – talvolta in partenariato con delle aziende e in dialogo con la comunità scientifica – in modo da trovare modelli d’affari compatibili con la neutralità carbonica e promuoverli tra gli attori politici. Il suo codirettore Christian Zeyer riconosce che l’equilibrio tra mezzi e fini deve talvolta essere oggetto di discussione. "Disponiamo di una carta costitutiva che definisce gli obbiettivi che perseguiamo (ndr: ad esempio, l’attuazione dell’Accordo di Parigi ma anche la difesa dell’economia di mercato) e vi facciamo riferimento per stabilire il limite delle possibili attività commerciali."

Importanza dei contributi

Per Christian Zeyer, la partecipazione finanziaria delle 600 imprese membro – attive in settori come il genio civile, il riciclaggio, le banche e la produzione di energia elettrica ma anche nei servizi di corriere in bicicletta – resta primordiale. Il loro apporto sta innanzitutto nei contributi. "Alcune di esse a volte partecipano al finanziamento di progetti specifici. Ad esempio, recentemente abbiamo condotto uno studio sulle garanzie di finanziamento dei lavori di rinnovamento della struttura, al quale hanno contributo molti dei nostri membri", aggiunge Christian Zeyer.

Iscrizione al registro di commercio

Qualsiasi associazione deve avere uno statuto, ma la sua struttura è caratterizzata da una grande flessibilità rispetto alle altre forme di società. "Bastano due persone che sottoscrivano degli statuti che hanno redatto loro stesse", riassume Loïc Pfister.

In caso di attività commerciale, l’iscrizione al registro di commercio è obbligatoria. Al di sopra di un certo volume di attività, l’associazione ha l’obbligo di sottoporre i propri conti a un ufficio di revisione riconosciuto. Questo deve avvenire se si verificano almeno due delle tre condizioni seguenti: la somma di bilancio è pari a 10 milioni di franchi, il fatturato a 20 milioni di franchi, vi sono 50 posti di lavoro a tempo pieno.

In alcuni casi, i comitati decidono di creare delle posizioni salariate quando il lavoro di volontariato non è più sufficiente per gestire e far funzionare l’associazione. In questi casi, come le altre società, l’associazione deve osservare il diritto del lavoro.

Esenzioni fiscali

Le associazioni di utilità pubblica riconosciute possono beneficiare di un’esenzione fiscale. Tale esenzione può essere concessa anche in caso di attività commerciale, a condizione che i membri del comitato esercitino su base volontaria all’interno dell’associazione.

Dal 2023, le esenzioni fiscali vengono applicate unicamente alle organizzazioni senza scopo di lucro attive localmente in Svizzera o presenti fisicamente all’estero, dove conducono le loro attività statutarie. Il semplice sostegno finanziario di entità svizzere a istituzioni estere non è più sufficiente per giustificare un’esenzione fiscale.


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Associazione o fondazione

Organizzare una società intorno a un obbiettivo ideale può richiedere la creazione di una fondazione. In termini di governance, le due entità sono però molto differenti: "l’associazione permette una gestione democratica che dà voce in capitolo ad ogni membro, mentre la fondazione viene organizzata attorno a un patrimonio gestito esclusivamente dal consiglio di fondazione, che viene spesso rieletto", spiega Loïc Pfister. Il fatto di disporre di questo capitale offre un certo vantaggio alla fondazione: "in generale, questa forma giuridica gode di maggior credibilità rispetto all’associazione."

Queste due forme giuridiche possono lavorare in simbiosi? "Un esempio tipico è quello di un museo gestito da una fondazione e sostenuto da un’associazione – spesso intitolata "gli amici di". Questa combinazione permette una gestione ottimale dei capitali e, al contempo, lascia che l’aspetto culturale non lucrativo abbia un ruolo determinante nel funzionamento del museo."

Ultima modifica 04.10.2023

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