I sostituti dei prodotti a base di carne e dei latticini riscuotono grande successo in Svizzera. Christina Senn-Jakobsen, direttrice generale della Swiss Food and Nutrition Valley, spiega in che modo la produzione alimentare si stia reinventando alla luce delle nuove abitudini di consumo.
Secondo un’indagine rappresentativa pubblicata nel 2024 dal distributore Coop, in Svizzera, quasi sei persone su dieci (58%) evitano più volte al mese di consumare prodotti di origine animale. E il fenomeno non accenna a fermarsi. Infatti, nello stesso anno, il 27% delle famiglie si dichiarava "flexitariano", contro solo il 18% nel 2022. Per sostituire l’apporto proteico derivante dai prodotti di origine animale, o semplicemente per variare i pasti, alcuni optano per alternative vegetali (o "plant-based"), destinate a sostituire non solo la carne, ma anche il latte, le uova e il formaggio. Per adattarsi a queste nuove abitudini di consumo, numerose start-up e PMI consolidate nei settori dell’agricoltura, dell’artigianato o dell’industria alimentare propongono ora imitazioni di latticini e prodotti a base di carne privi di ingredienti di origine animale.
Come si spiega il successo riscosso in Svizzera dalle alternative vegetali rispetto ai prodotti di origine animale?
Christina Senn-Jakobsen: Le abitudini alimentari della popolazione sono cambiate negli ultimi dieci anni. Non si tratta però di un’adozione su larga scala di diete vegetariane o vegane, ma di un’evoluzione graduale verso diete flexitariane (meno incentrate su prodotti a base di carne o latticini), soprattutto tra gli under 40. Due motivi principali spingono i consumatori a optare per alimenti vegetali: il cambiamento climatico e la salute. Queste alternative sono più sane e la loro produzione inquina meno rispetto a quella dei prodotti a base di carne o dei latticini che imitano.
In che modo le filiere alimentari (agricoltori, artigiani e produttori) possono adattarsi a questi cambiamenti?
Senn-Jakobsen: Innanzitutto, bisogna precisare che questi attori continueranno a svolgere un ruolo centrale nella produzione alimentare e che le attività di allevamento e trasformazione proseguiranno. Tuttavia, le filiere produttive potranno diversificare il portafoglio di attività aggiungendovi una nuova fonte di reddito. Le alternative vegetali di qualità, salutari e ad alto valore nutrizionale sono infatti percepite dal consumatore come prodotti ad alto valore aggiunto.
Nel 2022, i sussidi federali sono stati estesi alle colture proteiche vegetali per il consumo alimentare umano. Alcuni agricoltori svizzeri hanno così potuto integrare il pisello giallo nelle loro coltivazioni, aprendo la strada a una collaborazione con Planted, attore chiave nel settore delle alternative vegetali in Svizzera.
Le alternative a base vegetale derivano dalla lavorazione, il che può scoraggiare alcuni consumatori. Come possiamo essere sicuri che si tratti di alimenti sani?
Senn-Jakobsen: Raccomando ai consumatori di controllare l'elenco degli ingredienti utilizzati nella fabbricazione dei prodotti. Come regola generale, più breve è l'elenco, più sano è il prodotto. Esistono anche strumenti online che possono aiutare a fare scelte informate. Ad esempio, l'applicazione gratuita "Yuka" consente di analizzare la composizione dei prodotti e di valutarne l'impatto sulla salute con punteggi chiari. Il mercato offre opzioni perfettamente raccomandabili dal punto di vista dietetico.
Gli attori economici che integrano le alternative vegetali al proprio portafoglio devono investire nelle proprie aziende agricole o commerciali. Come possono limitare i rischi?
Senn-Jakobsen: Gli agricoltori e i produttori che intendono trasformare parte dell’attività per includervi alternative vegetali potrebbero ricevere fondi di sostegno dallo Stato. È stato infatti dimostrato che un’alimentazione a base vegetale riduce il rischio di malattie. Supportare questa transizione può quindi rappresentare per lo Stato un incentivo a migliorare la salute pubblica e promuovere una produzione alimentare più rispettosa del clima. Per gli attori economici, è un modo per trasferire parzialmente alla collettività il rischio legato a ogni investimento.
Si può ipotizzare una cooperazione tra produttori tradizionali e produttori di alternative vegetali allo scopo di migliorare la qualità della produzione alimentare?
Senn-Jakobsen: Questa cooperazione esiste già e ha portato a progetti concreti. Il caseificio vegano "New Roots", con sede nel Canton Berna, ha collaborato con produttori di formaggi artigianali e le loro infrastrutture per produrre formaggi a base vegetale. In Germania, Rügenwalder Mühle, noto marchio di salumeria fondato nel diciannovesimo secolo, ha operato una transizione verso il vegetale sfruttando il proprio know-how in materia di salumeria. Oggi, le alternative vegetali rappresentano il 90% della sua produzione.
Quale impatto potrebbe avere la carne coltivata in laboratorio sul mercato?
Senn-Jakobsen: Con l’aumento della domanda di prodotti alimentari, la carne coltivata in laboratorio potrebbe affiancarsi all’offerta di carne tradizionale e di alternative vegetali. Inoltre, questa modalità di produzione permette di ridurre le emissioni di gas serra di circa il 92% e l’uso del suolo del 90%. Questo ambito di ricerca e attività rappresenta quindi un’interessante opportunità per la Svizzera. Tuttavia, la commercializzazione di carne coltivata in laboratorio attende ancora l’approvazione delle autorità.
A maggio 2025, il Tribunale federale si è espresso a favore del divieto di etichettare prodotti di origine vegetale con termini animali come "pollo", "maiale" o "manzo". Questa decisione può influenzare negativamente le scelte dei consumatori?
Senn-Jakobsen: No. In generale, i consumatori continueranno a privilegiare un’alimentazione a ridotto consumo di carne, nonostante le nuove norme di etichettatura derivanti dalla decisione del Tribunale federale. La popolazione deve poter operare scelte libere e consapevoli, quindi le confezioni non devono essere fuorvianti. Tuttavia, sarebbe opportuno che termini come "bistecca" o "filetto" venissero ancora apposti sulle etichette di prodotti non a base di carne affinché i consumatori siano informati sulle modalità di cottura del prodotto.