La stima di un’azienda può variare notevolmente in base a parametri interni ed esterni, ma anche dal punto di vista delle parti interessate.
La stima di un'azienda può avere vari fini: acquisto e vendita di un'impresa, costituzione di un’impresa mediante conferimenti in natura, modifica dello statuto aziendale, rilevamento di una partecipazione, fusione, scissione, sostituzione del socio, calcolo della porzione legittima in caso di divisione ereditaria, liquidazione del regime dei beni tra coniugi.
Una stima aziendale nell'ambito di una regolamentazione della successione prepara il cedente a prendere una decisione (quale prezzo minimo è possibile richiedere?) come pure il successore (quale importo massimo è possibile pagare?). In questo caso si parla di valore di decisione o valore limite, con il quale gli interessati definiscono il proprio limite di disponibilità a trattare.
Il valore aziendale stimato può essere utilizzato anche come strumento argomentativo nelle negoziazioni sul prezzo. Spesso succede che le parti, soprattutto in occasione di regolamentazioni successorie interne alla famiglia, richiedano una perizia neutrale per concordare un prezzo o un valore di imputazione equo. In tal caso di si parla di valutazione di arbitraggio.
Il valore dell'impresa non corrisponde al suo prezzo
Occorre sempre fare una distinzione tra valore dell'impresa e prezzo. Come ogni prodotto sul mercato, anche in questi casi domanda e offerta determinano il prezzo. La valutazione dell'impresa costituisce un punto di partenza per fissare il prezzo di vendita oppure, in caso di successione interna alla famiglia, del prezzo di acquisizione.
A tutte le parti conviene che le trattative avvengano sulla base di un valore il più reale possibile. Non c'è nessun procedimento impositivo per determinare tale valore. I numerosi metodi a disposizione possono portare a risultati diversi. È fondamentale scegliere il metodo appropriato in conformità alle dimensioni dell'impresa, alla struttura finanziaria e al patrimonio nonché al settore, ed eventualmente, effettuare un'ulteriore verifica.
Nel corso delle trattative è del tutto naturale e inevitabile che cedente e successore valutino la situazione finanziaria da punti di vista opposti.
- Cedente. La persona cedente è legata emotivamente all'impresa e la sua valutazione si basa, nella maggior parte dei casi, sul suo operato. Nella pratica, spesso si constata che l'impresa viene sopravvalutata a causa dei mezzi finanziari, del tempo e delle fatiche investiti dalla persona cedente. In alcuni casi, l'imprenditore cedente spera di risolvere il problema dell'assicurazione vecchiaia.
- Successore. Il successore affronta l'argomento in maniera razionale e cerca nell'impresa un potenziale di crescita. Il suo scopo è anche quello di beneficiare di un prezzo basso e farsi carico del minor numero d'impegni possibile.
Pericoli della sopravvalutazione
Non di rado nella pratica si constata che il venditore, e a volte anche il suo assistente, non sanno come determinare il valore realistico della propria impresa. In caso di sopravvalutazione, si corre il rischio di creare delle aspettative che poi rendono difficile la ricerca di un successore oppure causano addirittura il fallimento delle trattative stesse.
Se viene raggiunto un accordo con un prezzo eccessivo, l'acquirente rischia il fallimento economico a causa dei costi di finanziamento implicati e di provocare la rovina dell'impresa. L'esperienza dimostra che il pericolo di una sopravvalutazione minaccia soprattutto le microimprese nelle quali il passaggio del testimone va di pari passo con un effettivo cambio nell'organizzazione interna (contabilità, preventivo dei cosi, rapporti con clienti e fornitori), oppure, a seconda delle circostanze, con la ristrutturazione organizzativa.
Fattori esterni che influenzano la valutazione
Se il valore dell'azienda è determinato secondo criteri oggettivi, non di rado vi sono dei fattori esterni che entrano in gioco, come ad esempio:
- L’influenza della personalità della persona cedente sulla sua impresa
- La crescita del fatturato e degli utili
- Il grado di innovazione dei prodotti o dei servizi
- Le dimensioni dell'impresa e l'autonomia dell'organizzazione interna
- La concorrenza
- Il numero di offerte di ripresa e di potenziali successori
- L'età del successore
- La situazione finanziaria e familiare del cedente e del successore
- La propensione al rischio dell'acquirente subentrante
Valore aziendale in caso di successione interna alla famiglia
In linea di massima, anche in questo caso occorre valutare in modo oggettivo il valore dell'impresa. Al momento di stabilire il prezzo della transazione o il valore di partenza bisogna prendere in considerazione tutti i diritti del cedente relativi alla porzione legittima o a quanto concordato. Tali diritti variano in funzione del valore commerciale dell'impresa. Se il valore aziendale non raggiunge il valore commerciale al momento della cessione, c'è il rischio che una tassa di donazione o di successione sia applicata dagli uffici competenti. Questa è un'opzione su cui dovrebbero riflettere soprattutto gli imprenditori che cedono la ditta a membri della famiglia stessa o a persone non imparentate direttamente o a collaboratori.
A tale scopo esiste una serie di metodi, tutti abbastanza idonei, che portano approssimativamente allo stesso risultato se impiegati in maniera corretta, perlomeno in teoria. In realtà, però, bisogna constatare che i risultati sono spesso nettamente diversi tra loro e che il prezzo effettivamente raggiunto si colloca piuttosto ai livelli più bassi dello spettro dei prezzi.