Associare la propria azienda a un business angel, a un investitore in private equity o a un fondo d’investimento può rivelarsi un’opzione interessante per ottenere liquidità, ma anche per beneficiare di un sostegno e di una rete. Come procedere al meglio senza rischiare di perdere il controllo della propria società? Consigli da parte di esperti.
"Con l’apertura del capitale, una PMI ha accesso a nuovi fondi, sviluppa opportunità di crescita e rafforza la sua posizione sul mercato", riassume Fabian Teichmann, avvocato d’affari a Zurigo. Tuttavia, se non vengono prese abbastanza precauzioni a monte, i fondatori corrono il rischio di perdere il controllo decisionale sulla loro azienda, oaddirittura di ritrovarsi estromessi dalla loro stessa società. In quale fase di sviluppo dell’impresa è opportuno aprire il capitale? Come scegliere il giusto investitore? Due esperti offrono i loro consigli su come procedere.
1. Avviare le procedure abbastanza presto
Quando danno vita alla loro società, i fondatori cominciano generalmente investendo i propri fondi. Solo una volta che dispongono di un prodotto o di un concetto attrattivo per gli investitori procedono all’apertura del capitale. Il finanziamento esterno si rivela spesso cruciale per le nuove imprese – per le start-up in particolare – le quali dovrebbero aprire il loro capitale abbastanza presto. "Questo permette di accedere a nuovi capitali senza doversi indebitare", afferma l’avvocato Fabian Teichmann.
Un imprenditore può anche decidere di aprire il capitale in funzione degli obiettivi della sua società. "Si tratta di un’opzione particolarmente interessante per le imprese che intravedono delle possibilità di crescita o che possono investire in nuovi progetti" prosegue l’esperto.
2. Identificare i giusti investitori
A uno stadio precoce, un business angel o una fondazione possono fornire dei fondi senza esigere grandi garanzie. "Spesso i business angel investono prima che l’azienda generi ricavi significativi, benché cerchino un potenziale di mercato consolidato", spiega Dietmar Grichnik, professore di imprenditorialità all’Università di San Gallo. Questi "investitori provvidenziali" possono anche contribuire prima che vi sia un prodotto minimo funzionante (MVP), qualoraintravedano un’opportunità di crescita o se la qualità del team li convince.
"Il capitale di rischio (Venture Capital) o il capitale d’investimento (Private Equity) arriva spesso in un secondo tempo, quando l’impresa ha dato prova del suo potenziale di crescita con una base di mercato o una trazione iniziale. Infine, una volta che l’impresa entra nella fase di crescita, il finanziamento istituzionale diventa prioritario."
3. Ottimizzare la valutazione dell’impresa
Aprendo il capitale della propria impresa, i fondatori si espongono al rischio di perdere il loro potere decisionale. "Le quote dei proprietari vengono diluite e l’arrivo di nuovi investitori può comportare un cambiamento nella cultura aziendale", osserva Fabian Teichmann.
Disporre di una buona valutazione prima di intraprendere le procedure permette di migliorare la posizione negoziale dei dirigenti e di attirare investitori di miglior qualità. Per Dietmar Grichnik l’equazione è semplice: "più la valutazione di un’impresa è elevata prima dell’apertura del suo capitale, meno saranno le quote di proprietà che il fondatore dovrà cedere".
4. Scegliere il proprio contratto
Da una convenzione che unisce gli azionisti al contratto d’investimento, sono molteplici le possibilità che si offrono agli imprenditori. La scelta dipenderà dalla struttura dell’azienda e dalle sue fonti di finanziamento. "Per una Sagl si può optare per una convenzione che unisce gli azionisti mentre per una SA per un contratto di aumento del capitale. Nellefasi embrionali, le convertible note o le SAFE (Simple Agreement for Future Equity) possono essere ulteriori opzioni interessanti", indica Fabian Teichmann.
Per determinare quale tipo di contratto è più adatto alla propria impresa è meglio farsi consigliare da degli specialisti. Vi sono delle associazioni, come ad esempio l’Associazione Svizzera degli Investitori in Private Equity (SECA), che possono fornire informazioni utili.
5. Prestare molta attenzione alle clausole del contratto
Per ridurre al minimo i conflitti giuridici, il contratto deve sollevare un certo numero di questioni. Deve definire i diritti e gli obblighi degli azionisti (diritto di voto, politica dei dividendi), preservare la struttura della società (diritto di prelazione, protezione contro la diluizione), strutturare le strategie di uscita (tag-along, drag-along, condizioni di disdetta) e proteggere le informazioni sensibili con delle clausole di riservatezza e di non concorrenza.
Al fine di limitare l’influenza degli azionisti nel processo decisionale, è possibile includere delle clausole come la limitazione del diritto di voto o il diritto di veto.
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Coinvolgere i propri collaboratori grazie all’azionariato dei dipendenti
L’azionariato dei dipendenti (ESOP – Employee Stock Option Plan) coinvolge gli impiegati dell’impresa offrendo loro delle quote o delle opzioni d’acquisto di azioni. "Questo tipo di programma è molto utile per fidelizzare gli impiegati chiave, soprattutto nelle start-up dove non sono possibili salari elevati, afferma Dietmar Grichnik. L’ESOP permette di attrarre dei talenti senza diluire immediatamente il capitale." Questo tipo di contratto si rivela però particolarmente delicato e complesso, soprattutto quando concerne degli impiegati internazionali. "È assolutamente necessario consultare uno specialista per redigerlo."
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Ultima modifica 04.12.2024